Soleil couchant

Questa settimana ho messo alla prova il mio francese andando con Mai alla questura di Parigi, nella splendida Île de la Cité (una delle due piccole isole sulla Senna, nel pieno centro della città) per ottenere il suo permesso di soggiorno.
Siamo rimasti lì 4 ore tra sportelli, carte, traduzioni, e complicate domande su situazione fiscale, assicurazioni mediche, bollette di casa e contratto di lavoro. E’ stata lunga ma alla fine sembra sia andato tutto bene. Certo però è che non è ancora finita e dovremo tornare una terza volta, a febbraio, per ritirare finalmente il pezzo di carta timbrato.
Devo ammettere che dopo aver fatto la stessa trafila in Italia, non mi lamento, visto che almeno qui cerano comode sedie di aspettare, numeretti che regolavano il lento flusso di gente e chiari cartelli che puntavano verso la stanza giusta dove andare. Tutte cose che la volta scorsa avremmo pagato per avere.

Ma torniamo a noi.
Il weekend è passato lento.
Ormai Maiko inizia a sentire la fatica e, nonostante soffra molto meno di meno alle lezioni di yoga, inizia a godersi un po’ il riposo a casa. Forse sapendo che per i prossimi mesi di riposo ne avremo ben poco.

Lui ed il piccolo Chotto, qualcuno dice che ci assomigliamo.
Lui ed il piccolo Chotto, qualcuno dice che ci assomigliamo.

Non amo parlare di lavoro, ma accenno solo al fatto che martedì mi attende una giornata campale. Poi però si stacca per un po’.

Tra le gioie dell’albero e della pancia di Mai, mi immergo tra le belle pagine di un tristissimo libro di Osamu Dazai.
Anche questo fa parte del piacere delle feste.

Je déteste les gens, suis détesté par eux
Je déteste les gens, suis détesté par eux

Commenti

3 risposte a “Soleil couchant”

  1. Wow, un Chottino biondo!
    Quindi siamo alla settimana numero…23?24?

  2. 26! Mamma mia come corre…

  3. Dai, la somiglianza si vede tutta! Qualcosa mi dice che questo bambino sarà mooooooolto coccolato appena spunterà fuori 😉

Lascia un commento